il suono delle corde riverberate si librasse nell'infinito dell'aere celeste vibrerebbe tra le dita di Lullabier. Se la melodia incontrasse il soffio di Lullabier al garrir delle fronde del bosco sarebbe la voce che canta la luce di Fitoterapia. Il fremito dell'iridescenza interiore che lenisce i morsi della solitudine qui veste malie d'opale che irradiano traiettorie di armonie dolcemente ripiegate su se stesse, che incarnano il respiro del crooner rapito e cullano sogni di mondi inviolati. Eppure la magia di Lullabier (nom de plume di Andrea Vascellari) non sa dissimulare il suo tormento, il brivido che ne incrosta il canto, e il perduto lirismo. (Rockerilla)
Attraverso la metafora dell'uomo che abbandona il mondo, quello che ora appare l'unico possibile, per ritirarsi in una foresta e scoprire, troppo tardi sottolinea, che è la stessa natura umana a tendere alla socializzazione, si narra della solitudine e della chiusura in se stessi, evidentemente, per quanto premesso, non elevati a salvifica scelta in un percorso che da Fuga si chiude con il nulla ambientale della porzione finale di Fuoco, rasserenamento o rassegnazione che sia, anticipata da Vuoto, ispirata a Wie Sind Die Tage di Hesse, che ben si adatta al tema, con una appena rielaborata traduzione che facilita il passaggio narrativo alla sopraggiunta presa di coscienza nei termini di "le chiare stelle mi guardano avvilite da quando nel cuore so che tutto muore / solo il vuoto intorno, solo il vuoto gelido". Fitoterapia scorre limpido nel solco di un intimismo consapevole e scevro da parossismi solipsistici, con incedere compassato su tracce slowcore, ma anche con episodi dalle forti definizioni melodiche come Caduta e Stagioni che si alternano alle contemplative stasi di Verde, acceso tra cinguettii di benvenuto tra gli alberi, e della misticheggiante Luce. (Blow Up)
C'è anche una vera foglia d'albero nell'agreste confezione che ospita Fitoterapia (Oltrelanebbiailmare) di Lullabier, progetto di Andrea Vascellari che associa una delicata e malinconica vena folk ad una sotterranea sensibilità drone-ambient. Come un Claudio Rocchi dei nostri giorni, il songwriter ci parla della fuga esistenziale di un uomo che si ritira a vivere nei boschi, in un breve concept che incanta per la schietta poesia, l'umanità del respiro melodico, la semplicità della scrittura slowcore. (Rumore)
Un disco senza violenza. Carico di nostalgie, malinconia e riflessione. Di sfumature.
È la testimonianza di una fuga, della ricerca di una cura, dalla nostra civiltà, dalla nostra società dai ritmi belligeranti; una ricerca "romantica" nel suo senso più letterario, imbevuta di una specie di primitivismo, di visione idilliaca della foresta, che vede la natura come mezzo per spurgare fluidi negativi, corrotti.
“Fitoterapia” è una trama sottile, capace di far trasparire leggeri bagliori e riflessi bianco scuri. Traspare una forte coesione che lega ogni parola, ogni nota o campione, come in una lunga suite ambient intrecciata d’innesti folk acustici e field recording, che segue la sua evoluzione lentamente, in un flusso emotivo - mentale ininterrotto. Di passaggio in passaggio, silenzi e ritmi dilatati scandiscono il passaggio dalla caduta spirituale al risveglio. Un percorso che non soffre di astrazione intellettuale, ma di una sincera, umile, semplicità, capace di rendere dense melodie al limite dell’onirico, sorrette da fruscii di discorso.
La voce di Lullabier si muove discorsiva, ma talvolta segreta.
In un soliloquio aperto a pochi intimi, sorretto da poche note di chitarra, si susseguono le narrazioni di una vicenda racchiusa in un’individualità meditata e ricca di coscienza.
Nonostante alcune inutili, e forse retoriche, reiterazioni di campionamenti o di arpeggi chitarristici, “Fitoterapia” riesce a disegnare una storia sotteranemente tortuosa: una storia d' amore per la solitudine, descritta sottovoce, e con pacata lentezza, interrotta dal ritorno all'umanità, necessario e prevedibile.
Un percorso inquieto di chiusura in sé stessi, che non soffre di inutile egotismo e sanguina di cruda riflessione. (OndaRock)
Obiettivo ambizioso, quello di Andrea Vascellari, alias Lullabier: elaborare una propria formula di evanescente slow-core acustico cantautorale utilizzando orgogliosamente la lingua italiana. L’operazione – unica nel suo genere, per quanto di conoscenza di chi scrive – giunge con “Fitoterapia” alla terza tappa nel formato album, interpretato da Vascellari nella concisione di poco più di mezz'ora per sette brani.
Asciutte come la durata delle canzoni sono anche le soluzioni sonore proposte, incentrate su arpeggi al rallentatore e occasionali gemiti di slide, contornati da esili riverberi e vaporosi field recordings, che rivelano le recenti frequentazioni ambientali dell’artista veneto.
Come da canovaccio del genere dedicato ai temi della solitudine, attraverso metafore quali il bosco, la caduta e il ciclo delle stagioni, “Fitoterapia” descrive un percorso introspettivo e umbratile, ma non per questo può dirsi improntato a una cupa negatività.
Lo dimostrano alcune sfumature dei testi che, al di là di qualche cedimento retorico, lasciano intravedere bagliori di speranza (“Finché avrò luce non mi perderò/ finché avrò pace non mi perderò”, al pari del cantato di Vascellari, quasi sempre soffuso e ieratico e impostato in maniera talmente lieve da sembrare quasi fuori posto in un simile contesto.
Tra fughe al buio e bagliori del fuoco, tra il gelo dell’inverno e la speranza della fioritura scorrono così i trentatré minuti del lavoro, frutto di una sensibilità umana e musicale senza dubbio non comune nel nostro Paese.
Proprio per questo, nonostante la palese inavvicinabilità dei riconosciuti modelli (da Kozelek a Nathan Amundson, passando per Jessica Bailiff), va se non altro applaudito il coraggio con il quale il progetto Lullabier persegue, nell’ombra e in disparte, la sua proposta ardita e solitaria. (Music Won't Save You)
Fitoterapia di Lullabier (al secolo Andrea Vascellari), cantautore che abbiamo già incontrato lungo la nostra strada, è la classica piacevole sorpresa. La chiave che mi ha aperto il disco è stata il ringraziamento a Jessica Bailiff e a Nathan Amundson (Rivulets) nel libretto. Questi due nomi mi hanno permesso di capire l’operazione che Andrea sta mettendo in atto, cioè quella di rivestire la sua poetica e le sue canzoni semplici ed essenziali di influenze slow-core, drone-folk e ambient, molto adatte alla sua malinconia e al suo muoversi con discrezione. La storia di Fitoterapia è quella di un uomo che se ne va a vivere lontano dal resto dell’umanità e cerca di rimettersi in sintonia con la natura, ma che alla fine, pur avendo vissuto un periodo di pace, nell’inverno senza “Luce” (dal punto di vista musicale, il pezzo dove Andrea fonde al meglio tutte le suggestioni di partenza) si rende conto che non può comunque prescindere dal contatto umano. Lo lasciamo mentre si chiede se riuscirà a riallacciare gli affetti (inaspettata e dolorosa la coda solo ambientale di “Fuoco”).
Ci sono frangenti nei quali Andrea tocca tutte le corde giuste. Durante l’ascolto mi sono chiesto come sarebbe stato Fitoterapia con un grammo di distorsioni e riverberi in più, con una voce solo un pizzico più ferma e con qualche minimo passaggio di lima sui testi. La risposta è stata che a Oltrelanebbiailmare farebbero bene a tenerselo stretto e aiutarlo a crescere (mi pare che sul lato “ambient” di Lullabier da quelle parti ci sia più di qualcuno che possa dire la sua e dare due dritte). (The New Noise)
Lullabier, nome d'arte di Andrea Vascellari, non è un artista nuovo nel panorama indipendente italiano. Portano la sua firma numerosi singoli e pubblicazioni, fra cui gli album Mai Nulla Di Troppo eVerità Rivestite D'Ombra, editi nel 2011.
Solo dopo qualche mese prende formaFitoterapia, un concept di sole sette tracce sperimentali, che merita sicuramente un’attenzione particolare e l’utilizzo di qualche parola per descriverlo.
Fitoterapia è un disco malinconico, con un significato preciso e orientato alla complessa ricerca interiore della felicità. L'immagine mentale è chiara: un uomo stanco della folla, del caos, della velocità e della frenetica pazzia della metropoli cittadina, abbandona i palazzi per rifugiarsi del verde dei boschi.
Ascoltando questo album ogni senso diventa illogicamente percettivo. I colori musicali appaiono psichedelici, gli odori sono nitidi e i suoni rispecchiano la natura anche grazie alle stupende tecniche di field recording (registrazioni audio sul campo).
Fitoterapia rappresenta la fuga dalla realtà verso un paradiso, che solo banalmente potrebbe essere definito come inesistente. Leggendo fra le rime, salta all’occhio il significato ultimo di questo disco: un monito ad apprezzare la natura, le cose vere, sostanziose e non superficiali.
I testi non seguono una metrica poetica, ma sono scritti in prosa e formati da frasi brevi. Il contenuto viene ripetuto più volte, come fosse un ritornello o una preghiera.
La voce dell’artista è angelica. Sinuosa, flessibile e potenzialmente adatta al gospel e alle esibizioni corali, che in Fitoterapia sono lievemente accennate. L’uso del lessico è semplice e senza decorazioni estetiche. Nonostante questo, non mancano metafore, simboli e figure idonee a rendere mistico e trascendentale l’intero album. Una figura importante è, ad esempio, quella del “settimo sigillo”, che rappresenta il finale tragico appartenente alla visione apocalittica.
Lullabier è uno di quegli autori che reputa importante il farsi comprendere. Fitoterapia è portatore di un messaggio chiaro e diretto, che si racconta attraverso parole, suoni e immagini. Peculiare la semplicità dell’art work, che col bosco maestoso rispecchia appieno l’intento dell’intero progetto : il benessere attraverso la natura. (IThinkMagazine)
Ninnananne in solitario, fresche e ombrose. Come un novello Brahms, Andrea Vascellari in arte Lullabier, confeziona un pezzo di natura sonora dall'ampio respiro nordico. Alberi altissimi, per un bosco che è un polmone umano pulsante emozioni. Sette tracce che si abbracciano candide, in una specie di suite cantautoral-folk. Questo è Fitoterapia, nuova fatica di Lullabier uscito a inizio novembre per Oltrelanebbiailmare: poche note di chitarra, parole simbolo, e un’armonia solitaria e pacata per chi oltre all’ascolto desidera l’immaginifico. E come puntualizza lo stesso Lullabier ”si tratta di un concept-album di 33 minuti e 33 secondi. Un concept di quelli veri, come si facevano una volta (non un album a tema come quelli che vanno di moda oggi). Affronta il problema della chiusura in se stessi, attraverso il racconto metaforico di un uomo che abbandona la società civile per andare a vivere in solitudine nel bosco, scoprendo troppo tardi che la stessa natura umana porta alla socializzazione. E’ un’opera coesa, scritta e registrata nell’arco di pochi mesi, e influenzata dall’ascolto di molta musica ambient: ho cercato trovare un giusto equilibrio tra slowcore marziale, folk malinconico, field recordings e drones a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che chi ha ragione non ha bisogno di gridare”.
Il cd, in edizione limitata di trecento copie, viene venduto in una splendida confezione cartonata a quattro pannelli; ogni copia è numerata a mano e contiene una foglia proveniente dai boschi del Nordest. Il rimando a una natura silenziosa e quasi dormiente crea una sorta di evanescenza mista a sogno che rende il disco una vera perla di slow-core acustico orgogliosamente cantato in italiano, sottovoce e con grazia. Come graziosi sono gli arpeggi e i riverberi umidi di rugiada che si incontrano in questa elegante mezz'ora di fiaba sonora che concilia e medica le piccole o grandi ferite dell’animo umano. Già, proprio un farmaco: la fitoterapia infatti rappresenta in assoluto la prima forma di medicina utilizzata dall’uomo, come cura e prevenzione della malattia mediante la somministrazione di farmaci a base naturale. I farmaci fitoterapici quindi contengono principi attivi derivati esclusivamente dalle piante o da associazione di piante. “Fitoterapia” narra il valore della riflessione e il senso di comunione con la natura in un percorso introspettivo ricco di sfumature e soffuse cadute. Impalpabili carezze acustiche, tipiche di quel drone-folk che tanto deve a Rivulets e Mark Kozelek. E l’immersione nella natura lontano dal resto dell’umanità sembra suggerire una re-visione delle nostre abitudini, del nostro quotidiano così caotico e fumoso.
Alla ricerca dell’essenziale, lontano dalla folla, lontano dai palazzi. Sembra quasi di sentire un Brian Eno in cerca di risposte su se stesso e sul mondo, completamente incentrato sul concetto di comunione con se stessi e con la natura, come un attuale San Francesco che così si confessa in ”Stagioni”: ”Al buio aspetterò una nuova fioritura, dormendo con gli animali, cercando altri colori. Quando i grilli cantano e ogni grappolo è maturo, Sirio brucia testa e gambe degli uomini stanchi. Foglie cadono ancora, cambierà qualunque chioma: il fine sta nel principio, e ogni inizio è una fine”. La fitoterapia di mastro Vascellari ha curato ogni male e ci ha lasciato un pezzo di bosco. Basta guardarsi dentro al petto e respirare forte. (Shiver)
Andrea Vascellari, noto anche come Lullabier, non è nuovo alle nostre orecchie; di lui ci siamo occupati svariate volte, senza mai trovarci a rimproverarlo per mancanze incolmabili. "Fitoterapia" conferma che nemmeno oggi possiamo lamentarci.
Trentatré minuti e trentatré secondi di concept-album fondato sulla storia di un uomo che fugge dalla metropoli per rifugiarsi nella solitudine del bosco, passando dalla vita sociale a un'introspezione estremizzata. Nonostante la chiusura in sé stesso, tuttavia, il protagonista capirà che Aristotele non aveva poi torto.
Lo slowcore, quasi bradicardico, incontra l'ambient- a cui Vascellari s'è dedicato negli ultimi tempi-, sprigionando sette brani intrecciati e claustrali, coerenti in toto.
Per chi fosse interessato all'acquisto fisico del disco è necessario fare una puntualizzazione: sono soltanto trecento le copie prodotte, ciascuna numerata e confezionata in un cartonato che contiene pure una foglia proveniente dalle piante del Nord-Est d'Italia.
Insomma, una roba da élite, un po' come la musica di Lullabier.
Dopo la gioia di averlo aperto, però, preparatevi alla malinconia assoluta dell'ascolto. (LoudVision)
La Fitoterapia prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per curare malattie o per il mantenimento del benessere, ma è anche il titolo del nuovo album dei Lullabier, progetto interamente curato da Andrea Vascellari.
Ci troviamo di fronte ad un concept album (anche se sarebbe meglio dire un concept EP, vista la breve durata) di sette tracce, che vuole raccontare cosa significa chiudersi in se stessi. Il protagonista dell’album sceglie di abbandonarsi ad una vita nella natura, nel bosco, per riuscire a colmare quei vuoti che il mondo crea dentro di noi, fino a rendersi conto che in realtà la socializzazione e la convivenza sono due elementi irrinunciabili per la nostra vita.
Con una scelta coraggiosa, specialmente in un mondo che fa della velocità una sua componente essenziale, i Lullabier scavano nel profondo dell’anima per cercare di rendere chiaro il senso di abbandonoe di alienazione in cui stiamo lentamente scivolando, senza dimenticarsi però di lasciare una piccolasperanza in fondo al tunnel della vita. La malinconia è il sentimento che si evince più chiaramente ascoltando l’album, ma anche semplicemente leggendone i titoli (Fuga, Caduta, Vuoto).
I suoni dell’album si avvicinano molto al mondo electro-ambient cercando una commistione niente male tra dolci arpeggi di chitarra e la spazialità dei suoni d’ambiente. Ciò che forse dispiace un po’ è la registrazione del disco, che a tratti risulta un po’ debole sugli arrangiamenti, forse a causa di un lavoro fatto troppo in solitudine, senza un ascolto abbastanza critico.
Interessanti anche le liriche, che, con una scelta poetica essenziale, riescono a comunicare in maniera molto diretta i significati più nascosti delle canzoni. Peccato solo per la scelta di uno stile del cantato moltoflebile, che a volte confonde l’ascolto. Tra i brani segnalo in particolare le tracce Caduta e Vuoto, che mettono in luce la fortissima emotività che si nasconde nell’album.
Fitoterapia dei Lullabier non è un album per tutti, necessita di calma e curiosità, caratteristiche che raramente si rintracciano negli ascoltatori di nuova generazione, ma non c'è dubbio che metta in luce un talento nuovo e insolito, anche in un panorama variegato come quello dell'indie italiano. (GoldSoundz)
“Cemento armato! La grande città, senti la vita che se ne va!” cantava la voce ieratica di Tagliapietra in Cemento armato.Probabilmente l’appello disperato delle Orme deve essere giunto a Lullabier, che, in versione à la Brian Eno, costruisce un concept album totalmente incentrato su un concetto di comunione con se stessi e con la natura, lungi però dall’essere sprezzante nei confronti della realtà materiale. In questo senso bisogna infatti intendere le otto tracce dell’album, che si intrecciano come visioni sorrette da effimeri salti logici. Parlare di un disco visivo sembra quasi azzardare un ossimoro, ma quello che Lullabier ci propone è uno scrigno di vivide immagini che tentano di redimerci dai malsani e nevrotici spazi della frenetica società in cui viviamo. Tuttavia, se da una parte veniamo trascinati da facili sentimentalismi dovuti ai richiami evidenti ai temi e alla vocalità del progressive nostrano di Picchio dal Pozzo, Le Orme e Balletto di Bronzo, bisogna essere oggettivi nel rendersi conto che Fitoterapia accusa la pesantezza di una ricerca all’intimismo, a tratti, esagerata, in cui non trovano posto progressioni che spezzino l’ossessività degli arpeggi e la monotonia del timbro vocale. In ogni caso, è doveroso apprezzare il coraggioso tentativo di una giovane realtà, di usare l’italiano per dare voce alla sua non comune sensibilità. (OUTsiders)
Avec une telle pochette et un tel titre, Fitoterapia pourrait faire peur. Peut-être que si je comprenais les paroles (parce que moi l'italien...) de ce qui semble être un concept album (les plantes contre le stress de la vie en société ?), je serais moins emballé. Mais là, je suis charmé par la musicalité particulière des textes. Par le mélange de sonorités folk / acoustique, électrique / drone et "naturelles" (oiseaux, eau, véhicules, que sais-je encore) pour créer une ambiance très personnelle. Andrea Vascellari alias Lullabier s'éloigne progressivement de ses références (Rivulets, Barzin, Jessica Bailiff...) pour créer son univers à lui, à la fois pastoral et fantasmagorique. Un peu comme si Jérôme Bosch avait peint une forêt sombre et mystérieuse... (Dans Le Mur Du Son)
33 minuti e 33 secondi, quasi un concetto nel concetto. Cosi si presenta Lullabier, che sembra astrarsi completamente dagli usi metropolitani per abbracciare una filosofia di vita spirituale e riservata. Il disco è informato sicuramente dalla cultura ambient, ma porta altresi in dote l' influenza del piu' malinconico folk, dello slowcore e financo del drone. (Goodfellas newsletter)
Lullabier è il progetto solista di Andrea Vascellari, cantautore proveniente dal Veneto. E' stato pubblicato da poche settimane il suo terzo album Fitoterapia. Si tratta di un concept album che "Affronta il problema della chiusura in se stessi, attraverso il racconto metaforico di un uomo che abbandona la società civile per andare a vivere in solitudine nel bosco, scoprendo troppo tardi che la stessa natura umana porta alla socializzazione". Un tema suggestivo per un altrettanto suono caratteristico: le pulsioni cantautoriali e acustiche si fondono con field recordings e distorsioni e suggestioni semi-ambientali. Buona la scrittura e l'interpretazione vocale. Una malinconia senza drammi o banalizzazioni con un elevato impatto emotivo che viene rispecchiata soprattutto in brani come "Vuoto" "Verde", le due perle dell'album. (SonOfMarketing)
Ci sono frangenti nei quali Andrea tocca tutte le corde giuste. Durante l’ascolto mi sono chiesto come sarebbe stato Fitoterapia con un grammo di distorsioni e riverberi in più, con una voce solo un pizzico più ferma e con qualche minimo passaggio di lima sui testi. La risposta è stata che a Oltrelanebbiailmare farebbero bene a tenerselo stretto e aiutarlo a crescere (mi pare che sul lato “ambient” di Lullabier da quelle parti ci sia più di qualcuno che possa dire la sua e dare due dritte). (The New Noise)
Lullabier, nome d'arte di Andrea Vascellari, non è un artista nuovo nel panorama indipendente italiano. Portano la sua firma numerosi singoli e pubblicazioni, fra cui gli album Mai Nulla Di Troppo eVerità Rivestite D'Ombra, editi nel 2011.
Solo dopo qualche mese prende formaFitoterapia, un concept di sole sette tracce sperimentali, che merita sicuramente un’attenzione particolare e l’utilizzo di qualche parola per descriverlo.
Fitoterapia è un disco malinconico, con un significato preciso e orientato alla complessa ricerca interiore della felicità. L'immagine mentale è chiara: un uomo stanco della folla, del caos, della velocità e della frenetica pazzia della metropoli cittadina, abbandona i palazzi per rifugiarsi del verde dei boschi.
Ascoltando questo album ogni senso diventa illogicamente percettivo. I colori musicali appaiono psichedelici, gli odori sono nitidi e i suoni rispecchiano la natura anche grazie alle stupende tecniche di field recording (registrazioni audio sul campo).
Fitoterapia rappresenta la fuga dalla realtà verso un paradiso, che solo banalmente potrebbe essere definito come inesistente. Leggendo fra le rime, salta all’occhio il significato ultimo di questo disco: un monito ad apprezzare la natura, le cose vere, sostanziose e non superficiali.
I testi non seguono una metrica poetica, ma sono scritti in prosa e formati da frasi brevi. Il contenuto viene ripetuto più volte, come fosse un ritornello o una preghiera.
La voce dell’artista è angelica. Sinuosa, flessibile e potenzialmente adatta al gospel e alle esibizioni corali, che in Fitoterapia sono lievemente accennate. L’uso del lessico è semplice e senza decorazioni estetiche. Nonostante questo, non mancano metafore, simboli e figure idonee a rendere mistico e trascendentale l’intero album. Una figura importante è, ad esempio, quella del “settimo sigillo”, che rappresenta il finale tragico appartenente alla visione apocalittica.
Lullabier è uno di quegli autori che reputa importante il farsi comprendere. Fitoterapia è portatore di un messaggio chiaro e diretto, che si racconta attraverso parole, suoni e immagini. Peculiare la semplicità dell’art work, che col bosco maestoso rispecchia appieno l’intento dell’intero progetto : il benessere attraverso la natura. (IThinkMagazine)
Ninnananne in solitario, fresche e ombrose. Come un novello Brahms, Andrea Vascellari in arte Lullabier, confeziona un pezzo di natura sonora dall'ampio respiro nordico. Alberi altissimi, per un bosco che è un polmone umano pulsante emozioni. Sette tracce che si abbracciano candide, in una specie di suite cantautoral-folk. Questo è Fitoterapia, nuova fatica di Lullabier uscito a inizio novembre per Oltrelanebbiailmare: poche note di chitarra, parole simbolo, e un’armonia solitaria e pacata per chi oltre all’ascolto desidera l’immaginifico. E come puntualizza lo stesso Lullabier ”si tratta di un concept-album di 33 minuti e 33 secondi. Un concept di quelli veri, come si facevano una volta (non un album a tema come quelli che vanno di moda oggi). Affronta il problema della chiusura in se stessi, attraverso il racconto metaforico di un uomo che abbandona la società civile per andare a vivere in solitudine nel bosco, scoprendo troppo tardi che la stessa natura umana porta alla socializzazione. E’ un’opera coesa, scritta e registrata nell’arco di pochi mesi, e influenzata dall’ascolto di molta musica ambient: ho cercato trovare un giusto equilibrio tra slowcore marziale, folk malinconico, field recordings e drones a dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che chi ha ragione non ha bisogno di gridare”.
Il cd, in edizione limitata di trecento copie, viene venduto in una splendida confezione cartonata a quattro pannelli; ogni copia è numerata a mano e contiene una foglia proveniente dai boschi del Nordest. Il rimando a una natura silenziosa e quasi dormiente crea una sorta di evanescenza mista a sogno che rende il disco una vera perla di slow-core acustico orgogliosamente cantato in italiano, sottovoce e con grazia. Come graziosi sono gli arpeggi e i riverberi umidi di rugiada che si incontrano in questa elegante mezz'ora di fiaba sonora che concilia e medica le piccole o grandi ferite dell’animo umano. Già, proprio un farmaco: la fitoterapia infatti rappresenta in assoluto la prima forma di medicina utilizzata dall’uomo, come cura e prevenzione della malattia mediante la somministrazione di farmaci a base naturale. I farmaci fitoterapici quindi contengono principi attivi derivati esclusivamente dalle piante o da associazione di piante. “Fitoterapia” narra il valore della riflessione e il senso di comunione con la natura in un percorso introspettivo ricco di sfumature e soffuse cadute. Impalpabili carezze acustiche, tipiche di quel drone-folk che tanto deve a Rivulets e Mark Kozelek. E l’immersione nella natura lontano dal resto dell’umanità sembra suggerire una re-visione delle nostre abitudini, del nostro quotidiano così caotico e fumoso.
Alla ricerca dell’essenziale, lontano dalla folla, lontano dai palazzi. Sembra quasi di sentire un Brian Eno in cerca di risposte su se stesso e sul mondo, completamente incentrato sul concetto di comunione con se stessi e con la natura, come un attuale San Francesco che così si confessa in ”Stagioni”: ”Al buio aspetterò una nuova fioritura, dormendo con gli animali, cercando altri colori. Quando i grilli cantano e ogni grappolo è maturo, Sirio brucia testa e gambe degli uomini stanchi. Foglie cadono ancora, cambierà qualunque chioma: il fine sta nel principio, e ogni inizio è una fine”. La fitoterapia di mastro Vascellari ha curato ogni male e ci ha lasciato un pezzo di bosco. Basta guardarsi dentro al petto e respirare forte. (Shiver)
Andrea Vascellari, noto anche come Lullabier, non è nuovo alle nostre orecchie; di lui ci siamo occupati svariate volte, senza mai trovarci a rimproverarlo per mancanze incolmabili. "Fitoterapia" conferma che nemmeno oggi possiamo lamentarci.
Trentatré minuti e trentatré secondi di concept-album fondato sulla storia di un uomo che fugge dalla metropoli per rifugiarsi nella solitudine del bosco, passando dalla vita sociale a un'introspezione estremizzata. Nonostante la chiusura in sé stesso, tuttavia, il protagonista capirà che Aristotele non aveva poi torto.
Lo slowcore, quasi bradicardico, incontra l'ambient- a cui Vascellari s'è dedicato negli ultimi tempi-, sprigionando sette brani intrecciati e claustrali, coerenti in toto.
Per chi fosse interessato all'acquisto fisico del disco è necessario fare una puntualizzazione: sono soltanto trecento le copie prodotte, ciascuna numerata e confezionata in un cartonato che contiene pure una foglia proveniente dalle piante del Nord-Est d'Italia.
Insomma, una roba da élite, un po' come la musica di Lullabier.
Dopo la gioia di averlo aperto, però, preparatevi alla malinconia assoluta dell'ascolto. (LoudVision)
Ci troviamo di fronte ad un concept album (anche se sarebbe meglio dire un concept EP, vista la breve durata) di sette tracce, che vuole raccontare cosa significa chiudersi in se stessi. Il protagonista dell’album sceglie di abbandonarsi ad una vita nella natura, nel bosco, per riuscire a colmare quei vuoti che il mondo crea dentro di noi, fino a rendersi conto che in realtà la socializzazione e la convivenza sono due elementi irrinunciabili per la nostra vita.
Con una scelta coraggiosa, specialmente in un mondo che fa della velocità una sua componente essenziale, i Lullabier scavano nel profondo dell’anima per cercare di rendere chiaro il senso di abbandonoe di alienazione in cui stiamo lentamente scivolando, senza dimenticarsi però di lasciare una piccolasperanza in fondo al tunnel della vita. La malinconia è il sentimento che si evince più chiaramente ascoltando l’album, ma anche semplicemente leggendone i titoli (Fuga, Caduta, Vuoto).
I suoni dell’album si avvicinano molto al mondo electro-ambient cercando una commistione niente male tra dolci arpeggi di chitarra e la spazialità dei suoni d’ambiente. Ciò che forse dispiace un po’ è la registrazione del disco, che a tratti risulta un po’ debole sugli arrangiamenti, forse a causa di un lavoro fatto troppo in solitudine, senza un ascolto abbastanza critico.
Interessanti anche le liriche, che, con una scelta poetica essenziale, riescono a comunicare in maniera molto diretta i significati più nascosti delle canzoni. Peccato solo per la scelta di uno stile del cantato moltoflebile, che a volte confonde l’ascolto. Tra i brani segnalo in particolare le tracce Caduta e Vuoto, che mettono in luce la fortissima emotività che si nasconde nell’album.
Fitoterapia dei Lullabier non è un album per tutti, necessita di calma e curiosità, caratteristiche che raramente si rintracciano negli ascoltatori di nuova generazione, ma non c'è dubbio che metta in luce un talento nuovo e insolito, anche in un panorama variegato come quello dell'indie italiano. (GoldSoundz)
“Cemento armato! La grande città, senti la vita che se ne va!” cantava la voce ieratica di Tagliapietra in Cemento armato.Probabilmente l’appello disperato delle Orme deve essere giunto a Lullabier, che, in versione à la Brian Eno, costruisce un concept album totalmente incentrato su un concetto di comunione con se stessi e con la natura, lungi però dall’essere sprezzante nei confronti della realtà materiale. In questo senso bisogna infatti intendere le otto tracce dell’album, che si intrecciano come visioni sorrette da effimeri salti logici. Parlare di un disco visivo sembra quasi azzardare un ossimoro, ma quello che Lullabier ci propone è uno scrigno di vivide immagini che tentano di redimerci dai malsani e nevrotici spazi della frenetica società in cui viviamo. Tuttavia, se da una parte veniamo trascinati da facili sentimentalismi dovuti ai richiami evidenti ai temi e alla vocalità del progressive nostrano di Picchio dal Pozzo, Le Orme e Balletto di Bronzo, bisogna essere oggettivi nel rendersi conto che Fitoterapia accusa la pesantezza di una ricerca all’intimismo, a tratti, esagerata, in cui non trovano posto progressioni che spezzino l’ossessività degli arpeggi e la monotonia del timbro vocale. In ogni caso, è doveroso apprezzare il coraggioso tentativo di una giovane realtà, di usare l’italiano per dare voce alla sua non comune sensibilità. (OUTsiders)
Avec une telle pochette et un tel titre, Fitoterapia pourrait faire peur. Peut-être que si je comprenais les paroles (parce que moi l'italien...) de ce qui semble être un concept album (les plantes contre le stress de la vie en société ?), je serais moins emballé. Mais là, je suis charmé par la musicalité particulière des textes. Par le mélange de sonorités folk / acoustique, électrique / drone et "naturelles" (oiseaux, eau, véhicules, que sais-je encore) pour créer une ambiance très personnelle. Andrea Vascellari alias Lullabier s'éloigne progressivement de ses références (Rivulets, Barzin, Jessica Bailiff...) pour créer son univers à lui, à la fois pastoral et fantasmagorique. Un peu comme si Jérôme Bosch avait peint une forêt sombre et mystérieuse... (Dans Le Mur Du Son)
33 minuti e 33 secondi, quasi un concetto nel concetto. Cosi si presenta Lullabier, che sembra astrarsi completamente dagli usi metropolitani per abbracciare una filosofia di vita spirituale e riservata. Il disco è informato sicuramente dalla cultura ambient, ma porta altresi in dote l' influenza del piu' malinconico folk, dello slowcore e financo del drone. (Goodfellas newsletter)
Lullabier è il progetto solista di Andrea Vascellari, cantautore proveniente dal Veneto. E' stato pubblicato da poche settimane il suo terzo album Fitoterapia. Si tratta di un concept album che "Affronta il problema della chiusura in se stessi, attraverso il racconto metaforico di un uomo che abbandona la società civile per andare a vivere in solitudine nel bosco, scoprendo troppo tardi che la stessa natura umana porta alla socializzazione". Un tema suggestivo per un altrettanto suono caratteristico: le pulsioni cantautoriali e acustiche si fondono con field recordings e distorsioni e suggestioni semi-ambientali. Buona la scrittura e l'interpretazione vocale. Una malinconia senza drammi o banalizzazioni con un elevato impatto emotivo che viene rispecchiata soprattutto in brani come "Vuoto" "Verde", le due perle dell'album. (SonOfMarketing)