Recensioni di "Osservazione rilassamento e assenza di giudizio"

L'esperienza di palco condivisa con i Low ha spinto con ancora più convinzione in territori slowcore Andrea Vascellari che ritorna a Lullabier dopo la vacanza drone intrapresa come Firetail. A caratterizzare come concept, similmente al precedente, apprezzato, Fitoterapia, "Osservazione rilassamento e assenza di giudizio" il riferimento alle sette ballate, impregnate di spiritualità e con cantato in italiano che non teme, vedi Animali, di confrontarsi con qualche spigolosità dei testi, ai chakra, i centri di energia del corpo umano identificati dalle dottrine indo-orientali. Archiloco, Pace, la conclusiva Invocazione, alla Red House Painters, spiccano in un lavoro sempre coerente con la sua concettualità, avara la tiratura complessiva di 84 esemplari. (Blow Up)

Ascoltare musica da tempo a volte risulta spiazzante, per quanto ci si sforzi nell'evitare la comparazione tra il nuovo e ciò che lo ha preceduto, ci si ritrova inconsciamente ad associare le cose. In questo lavoro di Andrea "Lullabier" Vascellari percepisco un cantato con echi in stile Loy&Altomare o un più recente Bianconi e una rivisitazione in termini assai più leggeri di temi assai cari a Claudio Rocchi e al suo Volo (per sempre) Magico. Un concept che ruota attorno al concetto indo-orientale legato ai Chakra e permette un viaggio lieve ma costante dentro il mondo slowcore di un compositore che semina eleganza e raccoglie ascolti attenti e mai privi di interesse. Esperienza ayurvedica. (Rockerilla)

Dopo che negli ultimi tempi ha soprattutto provveduto a sviluppare la ricerca di una sognante formula ambientale sotto la denominazione Firetail, Andrea Vascellari riprende le fila del proprio progetto principale, legato all’elaborazione di un’ambiziosa formula di slow-core cantautorale in italiano. Il quarto album di Lullabier sposta l’obiettivo simbolico dell’artista veneto dalla cura del corpo del precedente “Fitoterapia” a quella dell’anima: ciascuno dei titoli delle sette tracce di “Osservazione rilassamento e assenza di giudizio” presenta un proprio corrispettivo indiano, frutto del parallelismo con i chakra e le fasi di evoluzione umana secondo la dottrina filosofica indo-orientale. Seguendo questa linea concettuale, Vascellari declina le proprie visionarie meditazioni intorno agli elementi e alle energie psico-fisiche dell’essere umano, secondo forme plurali – talvolta anche radicalmente diverse – e comunque tutte riassunte dal comune denominatore delle sue dichiarate passioni per artisti quali Mark Kozelek, Low e Gravenhurst. Se l’iniziale “Animali (muladhara)” aleggia su un pulsante battito elettronico che può far pensare a un Jimmy LaValle in umbratile versione folktronica (ma un po’ anche ai Low di “Drums And Guns”, in parte ripreso in versione narcolettica da “Pace (anahata)”, da “Archiloco (svadhistana)” e “Icaro (manipura)” promana il serafico candore proprio appunto di un Mark Kozelek dei secondi Red House Painters, fluidamente melodico e pacificato con i propri demoni. Nella seconda parte del lavoro, il suono tende a ispessirsi e a farsi più omogeneo, al pari del registro interpretativo di Vascellari, che abbassa timbri talora enfaticamente estatici per i velluti avvolti in “Veleno (vishuddha)” circolari crescendo elettrici. Sono gli stessi elementi della successiva “Legami (ajna)” – forse il brano più compiuto del breve lotto – che nella conclusiva “Invocazione (sahasrara)” sono posti a gravitare intorno al simbolismo del numero sette, con sette alla ricerca di una divinità interiore materializzata da torsioni di feedback gradualmente avvolgenti. Soprattutto per la sua varietà e per l’acquisita consapevolezza di mezzi espressivi, “Osservazione rilassamento e assenza di giudizio” si profila quale significativo momento di sviluppo del difficile progetto di Vascellari, la cui esperienza di ricerca sonora a tutto tondo può ormai dirsi non più solo legata a un’estetica univoca e predeterminata. (Music Won't Save You)

Riecco il piccolo Alan Sparhawk italiano, che continua nel suo percorso di minimalismo disarmante, qui ammantato dichiaratamente di spiritualità indiana, con cui Andrea Vascellari connota la visione del mondo propria di questo “Osservazione Rilassamento E Assenza Di Giudizio”. Eccezion fatta per il tributo a “Snowstorm” in “Archiloco (svadhistana)”, il disco ripropone l’essenzialità dei Low di “Trust”, con gli accordi rilucenti di “Veleno (vishuddha)” a spiccare. Le riflessioni ridotte all’osso di Andrea navigano rigorosamente al minimo della concessione poetica e pericolosamente vicine al racconto asettico (“Icaro (manipura)”), anche quando quest'ultimo si fa più personale e meno blandamente universale (le riflessioni “antropomorfe” di “Veleno” e “Animali”). Il songwriting però è buono, anche se l’estetica minimalista della musica di Lullabier sembra spesso un po’ costrittiva (la lunghissima “Invocazione”). Impossibile chiedere di cambiare qualcosa, allo stesso tempo. (Ondarock)

Andrea Vascellari, aka Lullabier, torna sui propri passi e ci propone un nuovo lavoro. Si tratta di un concept album incentrato sul significato dei Chakra, tanto cari alle dottrine indo-orientali e che rappresentano i sette centri di energia distribuiti nell’anatomia del corpo umano, ma al contempo le sette fasi dell’evoluzione dell’essere umano stesso. Sono appunto sette i brani che costituiscono questo disco dal tono spirituale: “Animali (muladhara)”, “Archiloco (svadhistana)”, “Icaro (manlpura)”, “Pace (anahata)” , “Veleno (vishuddha)”, ” Legami (ajna)” e infine ” Invocazione (sahasrara)”. Titoli che racchiudono una particolare attenzione anche al mondo classico, facendo confluire oriente e occidente in un unico vaso. Il concetto attorno a cui si sviluppano, dal punto di vista musicale, è quello del mantra: una lunga ipnosi a cui viene sottoposto l’ascoltatore, che si proietta in una dimensione “altra”, benché il basamento del pilastro rimanga- ancora una volta- lo slowcore. Lullabier dimostra quindi di saper conciliare la sua passione per lo shoegaze (vedi “Invocazione (sahasrara)”, “in cui sette chitarre e sette voci s’inseguono lungo sette minuti per rappresentare il contatto con la divinità”) e il genere per cui i Low sono divenuti celeberrimi con una cultura che ci è tanto lontana, eppure così vicina, creando degli atmosferici tersi e ottimamente costruiti. Non bisogna diventare degli asceti per godersi “Osservazione Rilassamento E Assenza Di Giudizio”. Serve soltanto una mente aperta e uno spirito pronto. (LoudVision)

Goccioline di calma elettronica nel caffè macchiato di oggi con Lullabier, ottimo compromesso tra la ninnananna e il buongiorno. Mettetevi comodi e lasciate in frigo burro e marmellata per questa mattina: Animali (muladhara), prima traccia dell'ultimo album Osservazione rilassamento e assenza di giudizio, è la giusta dose di ritmo da spalmare sulle fette biscottate. (Breakfast Jumpers)

Il cantautorato elettronico è sicuramente uno dei mondi più interessanti del sottosuolo musicale Italiano. Lullabier è il progetto di Andrea Vascellari e lungo queste 7 tracce riesce a mettere in ritmo la tranquillità dell’ascoltatore in modo terapeutico. Un lavoro perfetto per chi come me (e tanti tanti tanti altri) passa le notti nella speranza di riuscire a dormire, tra i mille pensieri e gli occhi che non si chiudono mai. Rilassante, spirituale e qualitativamente ben prodotto. Complimenti. (MuroMag)

Io l’ho scoperto per caso in una puntata di Soundscapes, trasmissione in onda ogni giovedì sulla radio universitaria di Padova che è RadioBue. Lullabier è il trevigiano Andrea Vascellari, ed in questo suo ultimo progetto si incontrano tanto la sperimentazione slowcore quanto lo stile cantautorale italiano. Osservazione rilassamento e assenza di giudizio è un concept-album dedicato ai Chakra, i sette centri di energia del corpo secondo le dottrine indo-orientali: un’opera fruibile a più livelli, adatta come ninnananna per gli insonni e accompagnamento musicale alla propria ricerca spirituale. Raccomandato agli amanti di: Low, Red House Painters, Mazzy Star, Gravenhurst, Coastal, Boduf Songs, Jessica Bailiff. (Kalporz)

Lullabier is aptly named. They keep their voices soft and reassuring. Vocals are tender. Instrumentation goes for the slow and succeeds marvelously. Guitar riffs are particularly crisp allowing for the tones to be perfectly fresh. Everything works together. Such a Zen of sound is hard to achieve yet Lullabier pulls it off with the greatest of ease. Nothing stops them from keeping things quiet mellow and contemplative.
A drum machine and gentle guitar introduce “Animali (muladhara)”. Over the course of the song the repetition becomes quite hypnotic allowing for the song to simply weave itself into the mind. Lighter touches are used on the nimble “Icaro (manipura)” which opts for a cleaner more acoustic sound accompanied by an unusual rhythm. By far the album’s highlight is the ambitious “Invocazione (sahasrara)”. For this song Lullabier uses elements of Post-Rock to build the song up into a crescendo. The way this is done is subtle. Everything works from the hand claps to the painfully slow build. By taking the long way they are able to show off their greatest attribute that of patience. When the song finally ends in a haze of togetherness it feels completely earned.
On “Legami (ajna)” Lullabier take a much needed break letting the song’s incredible softness serve as a palette cleanser. The album ends with the whispered tones of “Veleno (vishuddha)” which brings the album to a slow conclusion. Overall the collection serves as a reminder of how slow can be better. (Beach Sloth)

This is a great release; I have no clue why they are saying, but it sounds awesome. (IfItBeYourWill)

"Learning to waltz" reviews

Firetail creates an environment of ultimate wonder and deep reassurance. Drone has rarely sounded so soulful. Allowing the textures to gain melodic elements helps them to become deeper than their celestial pining would suggest. Pieces float up into the sky. With a usage of Post Rock’s quieter impulses Firetail’s efforts to merge the tender and gigantic are an overwhelming success. Opening in medias res is “Calculator”. The guitar’s work is immediate. Subtle textures of static weave in and out of the mix. Gradually the guitar descends allowing for the deep registers to give the sound a fullness that appear inescapable. Calm rules over the piece and tends to relax as the piece progress without interruption. Rather the gentle ease lets everything gain greater perspective. After all of this activity of the constant growing is the lone sound of the closer “Ajax”. With a much softer soft “Ajax” manages to conjure up images of fantastically empty spaces. Evolution of the sound allows the guitar to nestle between the lingering notes of its past. Firetail plays with an extreme delicacy that results in a smooth sound that comes in waves. Deliberate details twang out reminding the listener of the actual smaller size. For the last few moments of “Ajax” the guitar descends back to the Earth. Small strums remind the listener this is merely a single guitar coming out of the drone ready to recollect itself. Learning to Waltz is an incredibly moving performance. (Beach sloth)

Per Andrea Vascellari, Firetail non è dunque un’estemporanea divagazione dalle riflessive trame di slow-core cantautorale di Lullabier: alle due tracce pubblicate lo scorso anno sotto il titolo “Learning To Cheat” seguono le altre due di circa dieci minuti di durata ciascuna di “Learning To Waltz”, pubblicate in formato digitale dalla canadese Trembl nella sua serie che unisce musica ambient e fotografia. Entrambi i brani sono infatti dotati di spiccati contenuti immaginifico-descrittivi, che li rendono perfetto complemento di immagini statiche o in lento movimento. Quelli di Firetail appaiono infatti lunghi piani sequenza prodotti da un’equilibrata interazione di aperture ambientali e iterazioni di frequenze modulate, che in “Calculator” si sviluppa come una spessa marea di riverberi concatenati, i cui contorni sottilmente distorti vengono smussati in maniera graduale come una scultura sonora che vede la luce attraverso successive sottrazioni di materiale o, meglio, di timbri. La seconda traccia “Ajax” naviga invece su flutti ambientali più piani ma anche più oscuri che, al contrario, montano lentamente in una marea evanescente, a metà del corso della quale compaiono un paio di prolungati riverberi la cui persistenza svapora in tepori nebbiosi la densa grana dronica della texture di base. Dallo spaccato offerto da “Learning To Waltz”, tanto più se posto in relazione con il lavoro dello scorso anno, emerge dunque la capacità di Vascellari di creare atmosfere ambientali palpitanti secondo una tecnica compositiva non stereotipata, che all’artista veneto sembra dischiudere una dimensione particolarmente congeniale. A questo punto, non resta che l’auspicio di ascoltarlo quanto prima impegnato, anche in questo formato, in un lavoro più lungo e organico. (Music won't save you)