Six feet below the snow

E' stata appena pubblicata dalla Silber Records la compilation natalizia "Six feet below the snow". Potete scaricarla gratuitamente da questo link: http://silbermedia.com/comps/sixfeet/

All'interno troverete anche la mia nuova canzone "With a star", rifacimento in chiave shoegaze del classico "Tu scendi dalle stelle". E' un onore condividere ancora un simile spazio con gente come Jon DeRosa, Remora, Løzninger e Drekka.

Live, Natale & Facebook

Oggi ho avuto conferma che mercoledì 9/11 suonerò (accompagnato da Jaco) all'Home Rock Bar di Treviso nell'ambito della rassegna "Ritminclub". Al pubblico verranno distribuite delle schede di valutazione per dare un giudizio all'esibizione. Venite (e magari siate di manica larga)!
Nel frattempo continuo il mio terrorismo postale contattando ogni locale del triveneto in cui mi piacerebbe suonare. Non mi caga nessuno, e spero che l'andazzo cambi presto. Suggerimenti e/o raccomandazioni sono ben accetti!

Brian John Mitchell della Silber Records mi ha invitato a partecipare alla sua prossima compilation. L'invito è stato davvero gradito: la prima canzone pubblicata a nome Lullabier è stata White dizziness, apparsa proprio sulla compilation natalizia targata Silber del 2009. Mi sono messo all'opera e ho appena finito di registrare una versione shoegaze di un classico italiano del 1754. Sono contento del risultato, e prossimamente la potrete ascoltare.

Infine, anche se forse non ce n'era bisogno, ho creato una pagina Facebook in cui postare le ultime news musicali. Se volete sempre essere aggiornati, vi prego di iscrivervi cliccando qui: http://www.facebook.com/lullabiermusic

Nuovi video e intervista

Pubblicati su Youtube due video nuovi di zecca tratti da Verità rivestite d'ombra. Desiderio è stato diretto dalla regista veronese Farida Saydo Mimi. Neve è invece opera di Stefano Faraon, chitarrista dei Custodi nonchè co-arrangiatore di Cyclette e della stessa Neve.






Qualche settimana fa il sito Neilgaimania ha pubblicato una mia intervista in cui parlo di Calliope. Cliccate sul link seguente per leggerla: http://www.neilgaimania.it/view.php?mode=articoli&id_doc=184


Recensioni di "Verità rivestite d'ombra"

La grazia di "Verità rivestite d'ombra" vive nel sussurro di Lullabier (aka Andrea Vascellari), fatto di contatti lievi e tremori profondi, di cifre liriche che intonano il brivido dell'esistenza con accento carezzevole e magnetico. Il suono delle corde pizzicate proietta la sua luce su tutta la linea musicale incontrando il tibro gentile di una vocalità raccolta nel suo crepuscolo di malinconia. Lullabier ama vestire la forma confidenziale del cantastorie che cattura delicatamente, sebbene in realtà sia depositario di una scrittura articolata e ricca di bordoni preziosi, talora turbata dal ruggito della elettrica, talaltra iniettata di ritmi siderali e guizzi elettronici, di luci notturne e cori di armonie alate. Pure carezze per la mente. (Rockerilla)

“Verità vestite d’ombra” si compone di otto canzoni, mesmeriche e minimaliste, fin dai titoli, tutti di una parola sola (“Calliope”, “Chance”, “Desiderio”, “Crepuscolo”, ecc.). Litanie accompagnate da chitarre cantilenanti, sostegno ritmico ridotto all’essenziale, voci, qualche linea di elettronica come macchie di Rorschach. Testi profetici, lapidari, mitologici, crepuscolari, il songwriter veneto è un tipo da seguire, una via italica allo slo-core, tendenza poco italiana. Non è che si ecceda in sadcore, ma insomma non mettete Lullabier come sottofondo a una festa, sia chiaro. Sebbene a volte i brani risultino un poco deboli melodicamente nelle parti vocali – su questo Lullabier a nostro avviso deve lavorarci su – la scaletta del disco, anche dopo diversi ascolti, non cessa di accattivare. La semplice, drammatica espressività di Vascellari fa centro in “Grisù”, che sprofonda minacciosa nello stomaco della terra; “Desiderio” è dream-pop in odore di Cocteau Twins; “Schiavi”, che pullula sopra un tintinnio di chitarre, sgorga lenta da chissà quanti ascolti dei Low; “Cyclette” sembra più aggirarsi nei paraggi degli Amor Fou. E se “Chance” è il momento di musica (più) leggera, tra Battisti e (se non sbagliamo) Grignani, “Neve” si dondola dentro quell’iteratività sospesa nello stile dei Red House Painters di “Ocean Beach”. (Il Mucchio)

Dopo una serie di album autoprodotti, e del precedente Mai nulla di troppo (su ViVeriVive, netlabel da lui ideata) Andrea Vascellari, in arte Lullabier, pubblica il primo disco su etichetta Oltrelanebbiailmare: Verità rivestite d’ombra. Si tratta fondamentalmente di un “cammino” artistico, quello di Lullabier, in cui nessuna tappa è stata bruciata, anzi, il suo ultimo lavoro è il risultato delle esperienze – siano esse vincenti o meno – che lo hanno portato a conquistare un piccolo spazio nel panorama musicale indipendente. Ascoltando il disco del giovane trevigiano, possiamo confermare quanto dice lui stesso sul suo sito, quasi disapprovandosi: Lullabier “parla troppo”, ma di questo dovrebbe compiacersi poiché le sue parole non sono mai vuote, piuttosto si tratta di ragionamenti musicali – sonori e lirici – di un certo spessore. Prendete come esempio la prima traccia, Calliope, magari mentre vi perdete nell’immagine che sovrasta la copertina dell’album, quella foto arida di colori, che viaggia sul treno dell’ambiguità del segno linguistico: troverete la stessa impenetrabilità nei suoi testi, dei microcosmi quasi ermetici, comprensibili soltanto in funzione del tutto, del disco nella sua interezza. D’altronde, uno che si permette metafore poco convenzionali, concedendosi pure qualche licenza poetica, non ha che da esser applaudito: “Sopra una cyclette pedalo e non raggiungo un obbiettivo: infiniti punti medi mi separan dall’arrivo”, perché la vita stessa è come una cyclette, si scende quando si ha realmente messo la parola fine. I temi del disco sono abbastanza variegati, c’è però un comune denominatore, un concetto ricorrente legato alla paura di soffocare, alla mancanza di ossigeno; si ascoltino Crepuscolo, ma soprattutto Grisù, quel gas incolore e inodore che “spezza le piume con un soffio”. Partendo dall’autovalutazione che Lullabier fa della sua musica, definendola minimalista, terapeutica e di facile ascolto, a noi sembra di trovarci in un territorio abbastanza neutro della musica indie. Un po’ come accade con un altro cantautore di “litanie ascetiche cullate su rintocchi ipnotici” (altra auto-definizione con la quale esaltiamo il suo parlar troppo), tale Maximilian Hecker, anche il lavoro di Lullabier non si incastra nelle vecchie scaffalature dei generi, seppur minimalista, e per questo, a detta di alcuni, facilmente catalogabile. La sua musica è contrastante nel nascere, Chance è si una ballata, ma chi mai avrebbe il coraggio di catalogare quel “in fondo non è così semplice attutire il colpo che è conseguente al salto, e rimanere almeno un po’ felice”, nello stesso ripiano di tronfi eccedenti di significato come sono i Marlene Kuntz o gli Afterhours? Insomma, musica, poesia e filosofia, non per tutti ma sicuramente per coloro i quali sono ancora in tempo per quel fascinoso treno del quale parlavamo pocanzi. Visto che sa farlo, lasciamo che sia Lullabier a concludere in bellezza, con le stesse parole della sperimentale Schiavi: “Spesso l’artista che tesse una trama sembra uomo a metà, se la sua arte è viva”. (Indie-eye)

Andrea Vascellari quest’estate mi manda il suo disco e mi dice che suona lo slowcorre. Che ama i Low e che ha aperto concerti, fra gli altri, di Jessica Bailiff. Io scopro poi che è assai giovane e che viene dal nord est. I conti non mi tornano. Lo slowcorre in Italia? Un giovane nordorientale che prende chitarra, qualche amico e poc’altro e fa un disco intero degno di questo nome e anche degnamente registrato? Qualche pregiudizio mi sfiora. Al primo ascolto però subito mi ricredo. E subito la ventata di fresca malinconia della chitarrina di Calliope mi fa sorridere. E subito dopo mi capita di canticchiare il ritornello di Cyclette, uno dei pezzi meglio riusciti, assieme a Grisù e alla ballatona finale Crepuscolo (o forse no, non so, ora vado a riascoltarla…si si penso che Andrea abbia fatto buoni ascolti in adolescenza, Red House Painters, e insomma tanta di quella roba lì…). Il ragazzo ci sa fare e ti trascina, per quanto possibile. E sembra ne sappia assai del genere di musica che suona. Forse i testi ed il cantato sono ancora un po’ pretenziosi e da sgrezzare (in alcuni pezzi c’era forse da usare meno parole…), ma la parte strumentale farà tornare alla mente dei pochi slowcorridori all’ascolto tempi musicalmente molto più fasti di questo. Mi piace un sacco questa chitarrina, cazzo. Tutta manna dal cielo per un tristone come me. Poi però storco il naso. Due volte. Delusione (pure troppa) per Chance e (un po’ meno) per Neve. Il giovane ci cade in un’improvviso e inaspettato rigurgito cantautoralprovinciale. Della provincia dei cantautori italiani un po’ facili e faciloni. Quelli che, per capirci, su queste frequenze non ci piacciono per nulla. Ma insomma sei pezzi su otto. Un giovane nordorientale che suona lo slowcorre. Mi sembra buono, cazzo. Molto buono, per i tempi che corrono. (Indie-Zone)

Lo avevamo lasciato pochi giorni fa con "Mai Nulla Di Troppo" - uscito ad aprile-; adesso, il produttivo e cupo ingegno di Vascellari offre all'audience altri otto frammenti di cantautorato italiano all'insegna di ritmi lenti e riflessioni che sfociano nella filosofia.
Vantante la partecipazione di Faro in "Neve" e "Cyclette", l'album si presenta in modo compatto e tremendamente sadcore, così com'era stato per i lavori precedenti.
La voce, tuttavia, è più curata e profonda: vi ci si perde quasi fosse un pozzo in cui è possibile rispecchiarsi nonostante le ombre siano protagoniste indiscusse della storia lunga più di mezz'ora.
Gli arpeggi di chitarra incantano ed ipnotizzano, mentre le basi elettroniche si confondono con la maestosità del basso, unica candela nel buio. (LoudVision)

Dietro il moniker Lullabier c’è il solo project di Andrea Vascellari, musicista che ha già al suo attivo diversi album, ultimo in ordine di pubblicazione è questo Verità rivestite d’ombra uscito da qualche tempo su etichetta Oltrelanebbiailmare. I punti di riferimento per Vascellari sono da ricercare in certo dream pop vicino ai Cocteau Twins o, per restare nel nostro Paese, agli squarci malinconici dei Magpie di Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax), con punte di slow core affini ai Low, dei quali Alan Sparhawk risultava fino a qualche tempo fa compagno di rooster di Lullabier con la label Silber che ha pubblicato i lavori di entrambi.
Otto tracce nelle quali il tocco gentile e le liriche introspettive, ed in italiano, creano trame sonore eteree ed eleganti. (Shiver)

Aprile 2011 vede l'uscita di "Mai Nulla Di Troppo" distribuito dall'etichetta ViVeriVive, grazie all'opera di Lullabier, già attivo con diverse produzioni per la Silber Records, oggi è in prima linea con le sue "Verità Rivestite D'Ombra" per l'etichetta nostrana Oltrelanebbiailmare, disponibile in digitale e in cd in edizione limitata. L'album è scritto, prodotto e arrangiato dallo stesso Lullabier, nascosto sotto le vesti di Andrea Vascellari, il giovane cantautore veneto è qui accompagnato dalla chitarra di Stefano Faraon, co-arrangiatore dei brani "Cyclette" e "Neve", in collaborazione inoltre con Sergio Dal Cin per la registrazione e il mixer.
Otto tracce minimali sin dai titoli.. ascoltiamo melodie eteree, ritmi ipnotici seguiti da linee elettroniche in uno slo-core lento e malinconico, cullato da una voce elegante, profonda e riflessiva. La sua drammatica espressività non passa inosservata! Rimaniamo in attesa di ascoltare presto i nuovi racconti di Lullabier! (Alone Music)

Tempi lenti, modalità minimalista: la voce di Lullabier è carezzevole e malinconica, racconta (più che cantare) di ambienti crepuscolari, nebbiosi. La musica si apre rappresentando scenari meditativi, riflessivi e psichedelici con melodie che incantano. I suoi testi, di una filosofia originale, si avvalgono di metafore interessanti e introspettive. Sicuramente un artista intrigante ed enigmatico, poco “italiano” come approccio musicale: l'unico brano che si avvicina al cantautorato italiano è “Chance”. Ironia, l’unico ad avere un titolo in inglese. (Saltinaria)

I have listened to ‘Calliope’, the first track of this album and loved it. Loved the simple clean guitars and vocals although didn’t understand a word cause its being sung in Italian. Reminds me of a local singer I like (Fortis) that has this same writing quality and style. (LoFiles)

Et si finalement, la plus belle récompense du blogueur était de recevoir de temps en temps dans sa boîte aux lettres virtuelle, au milieu des innombrables sollicitations merdiques, un album dont il n'aurait jamais entendu parler autrement et qu'il va chérir ? Car s'il ne m'avait pas trouvé, serais-je tombé un jour sur la musique de Lullabier ? Disons le tout de suite, l'italien fait dans le slowcore (déjà un bon point pour moi...) et consacre même au "genre" un blog des plus complets. On pourrait facilement en faire le pendant local d'un Rivulets, d'un Barzin ou d'un Gravenhurst mais avec deux différences de taille : il chante dans sa langue et sonVerità rivestite d'ombra offre une variété de couleurs rare pour un album de ce style. Le premier point est très loin d'être neutre. Le chant en italien n'est guère fréquent chez les artistes qui nous intéressent et aura tendance à évoquer des mauvais souvenirs subis à la radio (Ramazzotti, Pausini, Zucchero...). Même léger ou murmuré, il propose un rythme et des sonorités différentes de ce à quoi on est habitué en anglais sur ce type de musique et demande un certain temps d'adaptation. Et une fois entré dedans, il a tendance à prendre toute la place... Musicalement, les huit titres de Verità rivestite d'ombra proposent bien plus de diversité que la plupart des disques de slowcore. Bien sûr, c'est lent et pas franchement festif (on vous déconseille de le sortir pour le réveillon ou alors avec le café de 6h du mat', pour ne pas renforcer la mal de crâne). Ca tient tantôt de la ballade, tantôt de la complainte. Mais les mélodies comme les textures se promènent sans cesse dans des univers différents. On navigue entre folk et dream-pop, flirtant parfois avec l'ambient ou le shoegaze. On trouve même un 'Schiavi' étonnamment Curesque... Bref, un très beau disque qu'on ne peut que conseiller à tout amateur de musique riche, calme et reposante. (Dans Le Mur Du Son)

Andrea Vascellari (Treviso) in arte Lullabier, un giovane che già ha aperto un concerto di Jessica Bailiff, colpisce per l’alacrità della sua ricerca artistica e per la sua produttività, avendo fatto uscire durante il 2011, nel giro di poco tempo, ben due album: Mai Nulla Di Troppo ad aprile (scaricabile gratuitamente) e Verità Rivestite D’Ombra a maggio. La prima cosa a saltare all’orecchio è il minimalismo etereo, dei testi e della musica, costruito mediante la sottrazione di quanto superfluo (non pare quindi una casualità che, come nota Gianluca Veltri, tutti i titoli siano composti da una sola parola). Ci sono poi delle dialettiche costanti tra gli arpeggi di chitarra e le basi elettriche, tra i riferimenti alla classicità greco-latina e quelli alla vita di ogni giorno. Capita di rado che un album si apra con un’invocazione al monte Elicona, seguita da quella alla Musa, o che figure mitiche (Calliope) convivano con oggetti quotidiani come una cyclette… Il cantautore sembra suggerire che proprio da cose a prima vista insignificanti, ma in realtà custodi di “verità rivestite d’ombra”, scaturisca l’epifania: Lullabier rende poeticamente queste verità con una sorta di correlativo oggettivo in grado di trasformarle in allegorie (pensare a frasi come sopra una cyclette pedalo e non raggiungo un obbiettivo: infiniti punti medi mi separan dall’arrivo). Sono dicotomie che creano un effetto straniante, una sorta di distonia emotiva, una tristezza controllata e immersa in un’atmosfera crepuscolare. Ogni volta che ci troviamo davanti ad artisti alla ricerca di un proprio stile è sempre difficile affibbiare un’etichetta al loro genere. A causa di arrangiamenti scarni e ritmi rallentati che ricordavano i Low (gruppo molto apprezzato da Andrea), si è parlato di slowcore (o slo-core, che dir si voglia). Come spesso accade, però, le griglie imposte dalla (legittima?) necessità di catalogare sono strette: così in “Chance” (paradossalmente, l’unica con un titolo non in italiano) si colgono rimembranze battistiane, mentre in “Crepuscolo” troviamo stilemi tipici della ballata struggente. Alcuni si sono lamentati di linee vocali un po’ deboli, ma a ogni modo va riconosciuto che quel tono da litania, quell’impostazione un po’ derivata (quasi un omaggio a Mark Kozelek dei Red House Painters, altra band che forma il background di Andrea), ben s’intona col clima generale del disco. Un lavoro ben fatto, davvero: la strada imboccata sembra essere quella giusta. (TheNewNoise)

Verità rivestite d'ombra

E' finalmente uscito Verità rivestite d'ombra, pubblicato dall'etichetta Oltrelanebbiailmare. Quest'album, scritto, prodotto e arrangiato da me, è stato registrato e mixato da Bibuz, e vanta la partecipazione di Faro in alcune canzoni (Neve e Cyclette). E' stato stampato in 300 copie, la confezione è in jewel case e contiene al suo interno un booklet curato da Saverio Aqualonga.
Può essere acquistato ai prossimi concerti, oppure attraverso Bandcamp (cliccando QUI); chi ordinerà la propria copia (digitale o fisica) in quest'ultimo modo, otterrà in esclusivo download gratuito anche Verità acustiche, breve EP contenente 3 canzoni registrate live alla Giraffa.


Entro breve verrà pubblicato il video ufficiale di Desiderio, cui sta lavorando una regista veronese; nel frattempo, ho messo insieme alcune riprese fatte al Lago d'Iseo per accompagnare Calma piatta, tratta da Mai nulla di troppo


Sto cercando nuove date. Man mano che saranno confermate, ne verrà data notizia nella barra destra del sito.

Recensioni di "Mai nulla di troppo"

"Chi ha ragione non ha mai bisogno di gridare" è la frase scelta dal veneto Andrea Vascellari, in arte Lullabier, per spiegare la filosofia di questo suo lavoro di otto brani, tutti caratterizzati da uno stile slowcore molto sognante, sulla scia, come dice lo stesso autore, di Galaxie 500 e Mazzy Star. Non tutti i brani sono composizioni originali: ci sono, infatti, canzoni di Coastal, Rivulets e TMC riviste in italiano. Non è facile cimentarsi in un ambito nel quale già in passato mostri sacri come quelli citati hanno realizzato veri e propri capolavori, usando inoltre il suono e la metrica della lingua italiana, in astratto meno adatti rispetto all'inglese, ma Lullabier fa centro pieno in ogni aspetto. Le melodie trovano il giusto equilibrio tra sfuggevolezza e facilità d'ascolto; le scelte a livello strumentale sono ovviamente all'insegna di una marcata essenzialità ma portano sempre il giusto calore e sanno avvolgere delicatamente l'ascoltatore; l'intonazione vocale e i testi sono sempre ben centrati. Un vero gioiellino per fantasticare sentendosi al sicuro. Il lavoro è uscito insieme a un altro di soli inediti intitolato "Verità Rivestite D'Ombra": urge ascoltare anche quello. (OndaRock)

Ci spostiamo nel trevisano con Lullabier, alias Andrea Vascellari, titolare della neonata netlabel, specializzata in musica cantata in italiano, che pubblica il suo album Mai nulla di troppo (ViVeriVive, 6.9/10). Siamo in territori di psichedelia ’90 tanto cari a Galaxie 500,Low, Red House Painters e compagnia slow folk. Atmosfere sognanti e mantriche, con slowcore e shoegaze a farla da padrone; il cantato si adatta perfettamente alle melodie ipnotiche, e anche dove talvolta prevale venendo fuori dalla musica con più decisione, il risultato è godibile. Chi ha ragione non ha bisogno di gridare, come recita la filosofia dietro al progetto Lullabier. (SentireAscoltare)

Lullabier, e cosa poteva esserci dietro a questo nome se non un cantastorie sensibile ed appassionato.
Mai nulla di troppo è un disco aperto mentalmente ai propri ascoltatori, nel quale un cantautorato impegnato ma non troppo, recita sulle onde di un mare musicale variopinto e ricco di sonorità. Una poetica pastellata, fatta di immagini immobili come polaroid scattate da una memoria che si sofferma volutamente sui particolari della natura; in questo disco si assiste ad un contemplare pacato, quasi metafisco, verso l’human behaviour osservato da un punto di vista privilegiato. Allegorie sottili che sbirciano dal buco della serratura oltre quello che agli occhi ci appare, la realtà è spogliata in diretta, così come ogni canzone punta al cuore!
In cerca di pace apre le danze matissiane, come la brezza salubre dell’alba e richiama subito ad un piacere sincero all’ascolto. Un riff costante ed annegato in un effetto chorus dal sapore acustico concilia con la passionalità di un brano che racconta delle confuse dinamiche della solitudine. E’ un lief motiv ostentato con sicurezza, e che non tradisce all’ascolto ripetuto ed attento. L’eco orientaleggiante di Nel suo azzurro si fonde ad un beating perentorio che ricorda i primi esperimenti elettronici (Art of Noise?) verso le prospettive techno ed ambient, mantenendo sempre la propria dimensione cantautoriale. Se volete chiamarlo shoegaze fate pure, ma sarebbe come fare un torto allo splendido lavoro di Lullabier, e se l’intimismo di Calma piatta regala sussulti intrapelle, la lenitiva Paesaggio di neve concede una pausa alle tempie martoriate dai pensieri. L’essenzialità ed il minimalismo di Haiku colpiscono per lungimiranza e risolutezza, tanto che in un solo pensiero si riescono a raccogliere infiniti ragionamenti: «Vecchio albero, sei un vero santuario, illuminami». A maggior ragione i versi di Lullabier fondono un raccontare lucido e pulito nel quale immagini semplici e genuine richiamano ad un associazione diretta verso i sentimenti che contano: ognuno ci può trovare la propria cartina tornasole. Ninnanna sintetica per Promesse nel quale gli echi verso l’onirismo alla Cocteau Twins sono più di un indizio. Che questo sia un disco immerso nelle vibrazioni meno conosciute degli ’80s, è una certezza, eppure la qualità non si discute, poiché sarebbe difficile preferire un brano rispetto ad un altro. L’abilità di questo sound è proprio quello di non scindere le dinamiche sintentiche con l’intreccio delle liriche, sfornando così un lavoro che senza voler essere concettuale fa riflettere (o almeno ci prova!) chi lo ascolta. (Heart of glass)

Dietro a Lullabier sta Andrea Vascellari, un giuovane cantautore italiano che assomiglia un po' a Jeremy Warmsley (ma è più bello). Ad ogni modo, quel che conta veramente è il suo ultimo lavoro: l'ipostasi dello slowcore, tristo sottogenere della musica indie. Otto brani dalle movenze pacate e cupe, fortemente influenzate da artisti anni '90 quali Galaxie 500 e Codeine. La voce appare come l'unico barlume d'innocenza nel bel mezzo di una vernice così nera e densa da soffocare ogni forma di vita; quella stessa vita che viene cantata in maniera malinconica, quasi vi fosse un radicato neoplatonismo di fondo. L'ultimo pezzo - intitolato proprio "Nulla Di Troppo" - raccoglie cenni all'arpeggiato tanto caro ai Cure. Le ispirazioni vengono incanalate dal talento. 8/10 (Loudvision)

Lullabier prova col disco lungo, "Mai nulla di troppo" in cui emergono sapori freak '70 quasi ascetici, quando Alan Sorrenti cercava l'India invece è un Rivulets trevigiano che pizzica corde, rallenta i tempi, fa raddoppiare le voci, mette i bastoni dell'italiano tra le ruote allo psychofolk/sadcore come l'abbiamo conosciuto. (Blow Up)

Andrea Vascellari è uno che sa buttarsi con il paracadute scendere leggiadro come le foglie autunnali e centrare in pieno il punto prestabilito d'atterraggio. Il suo shoegaze, la sua voce pop (a me ricorda in alcuni brani quella di Dente e di Tommaso dei Perturbazione), l'innegabile decadenza dei testi, la base elettrica che mi coccola l'ha reso uno degli ascolti più piacevoli nelle ore crepuscolari. Lo consiglio durante uno di quei momenti in cui ci dimentichiamo che al di fuori delle nostre stanze c'è un mondo che non è più a misura d'uomo (forse non lo è mai stato) e che la calma e la bellezza sono parte delle cose che ci salveranno. (Breakfast Jumpers)

Chi è fervente sostenitore dei cosiddetti ‘primi impatti’ concorderà nel capire la positiva reazione di un’ingenua martire di vecchie avanguardie etimologiche nel trovare sul link musicale parole quali Lullabier: mix perfetto di reminiscenze ‘curiane’ e francesismi eclettici. Se poi il tutto è accompagnato da emergenti/menti significativamente capaci si può stare tranquilli. ”Mai Nulla Di Troppo”, partendo dal proprio postulato non delude l’istintivo first impact, e ci getta in giovane avanguardia drone folk-ambient-melodica contornata da minimalismi slowcore-elettro limati su misura interamente dal veneto Andrea Vascellari. Si parte con “In Cerca Di Pace” che controversamente di pace non è carente, almeno nell’angolazione melodica, essendo essa non altro che la sua pura proiezione. È invece apparente quella dell’accettazione di una cruda realtà contornata da vaporoso-ovattate atmosfere. Stando a possibili rifiuti del raffronto, l’incipit di “Nel Suo Azzurro”rimanda all’ultimo capolavoro di coloro che di Lullaby sono i padri creativi: si parte con un ritmato motivo elettrico richiamante il Bloodflowers smithiano che si scontra con leggerezze vocali del Vascellari per un creato unicamente orecchiabile. L’eccezionalità di “Calma Piatta” sta in un ambient etereo-acustico-naturalistico: si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad acque senza fine nel pieno dell’alba. Perché un romanticismo acre sembra il motivo portante della catena espressiva di L. “Paesaggio Di Neve”: piccolo capolavoro con arpeggi familiari. Sarà l’apporto di Teatro Musicato Cosciente a incidere nella mia teatral di coscienza facendomi dilagare nella sua essenzialità a tutto tondo. Di acritica nessuna traccia perché laddove si ha l’incessante desiderio di risentire il brano, ogni giudizio tecnico non ha ragion d’essere. Si inserisce il pezzo in tasca e si cammina tra bui geli nordici ‘senza avere fretta’. Riverberantemente inquietante l’inizio di “Promesse” che foggia una positiva sensazione psichedelica nell’intento pessimistico delineato da marcati ecclettismi. Il testo crea immagini scandite da suoni rigorosi tra sporadici cori duali. Il gusto poetico di Edgar Lee Masters risuscita tra le meste armonie di “Pro Patria” quasi a seguire le orme del Guccini e De André, e di malinconia parlando, “Haiku” convince in minor grado, almeno nel pieno del lucido raziocinio: la ridondanza dello spleen tenue incita a godersi il brano in situazioni tutt’altro che ‘lucide’. Si ultima con la title- track (almeno per ¾)che viaggiando sulla stessa lunghezza d’onda di ”Calma Piatta” e con i suoi pieni 8 minuti funge da valido riassunto d’insieme. Apatia intelligente, maestria dell’elitaria attesa, indifferenza critica sconosciuta ai più, saggezza della giovane abilità critica, solitaria e crudele maschera di menefreghismo covante all’interno il più sensibile desiderio di sensibilis: ipnotica caduta sotto i sensi. Che continui così…(ExtraMusicMagazine)

"Mai nulla di troppo" disponibile in download

"Chi ha ragione non ha bisogno di gridare" è la filosofia che sta dietro quest'album, sorretto da ritmi marziali e da languidi accordi ripetuti come un mantra. Il tutto suonato con compostezza zen, sulla scia di Low, Galaxie 500 e Mazzy Star. Da ascoltare in cuffia, in quel momento del dormiveglia in cui si smette di aver paura del buio.
Mai nulla di troppo contiene le canzoni che, per un motivo o per l'altro, non sono confluite in Verità, nonchè alcune cover di Coastal, Rivulets e TMC. E' frutto di una registrazione casalinga.

L'album può essere scaricato dalla sezione "dischi" del sito di ViVeriVive, oppure cliccando semplicemente QUI.
Buon viaggio!

Io e Nathan


Dopo 3 concerti in un mese mi prendo una piccola pausa dall'attività live.
Tra pochi giorni usciranno due miei album: Verità rivestite d'ombra, per Silentes, e Mai nulla di troppo per ViVeriVive. Quest'ultimo sarà scaricabile gratuitamente e conterrà alcune cover (tra cui quella di Creased dal primo LP di Rivulets) e le canzoni che per vari motivi non sono potute entrare in Verità.

Le prossime Meditazioni Liquide Facoltative verranno portate in scena con una band. Forse già in estate...

11 marzo: live acustico @ La Giraffa

Venerdì 11 marzo suonerò all'osteria La Giraffa (Vittorio Veneto) nell'ambito della rassegna SENZA CORRENTE. Quel giorno ci saranno anche il grande Massimo Saccarola e i Bastian Contraire.
Per la prima volta, proporrò le mie canzoni in chiave acustica: domani comincerò a studiare gli arrangiamenti con Faro, che suonerà il piano.
Vediamo cosa verrà fuori.

Per inciso, questo live non è il mio primo pensiero; il 6 febbraio e il 1° marzo vedrò finalmente dal vivo Kozelek e Rivulets. Godo.

Storia di un rappresentato

E' finalmente nata ViVeriVive, la netlabel da me ideata per diffondere musica italiana e gratuita. Ed è nata con una compilation chiamata L'OMBRA DELL'AZIONE, che contiene un mio inedito, Storia di un rappresentato, nonchè una nuova versione di Pregiudizi degli HeLazy.
La compilation può essere scaricata dal sito di ViVeriVive: www.viverivive.tk

Spero vi piaccia.